15 novembre 2010

Vous voulez un peu de cidre?

Ennesimo esperimento in seno alle rievocazioni storiche, questa volta ci dedichiamo al mio amatissimo Sidro! Il nettare degli dei...bhè, almeno quelli francesi ^^''

Il sidro è una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione alcolica dei frutti di alcune piante della sottofamiglia Pomoidee, a cui appartengono mele, pere e mele cotogne (che danno una delle varietà più rinomate), la cui origine risale al Medioevo. Storicamente fu introdotto in Normandia dalla zona di Biscaglia in Spagna , nel VI secolo dai naviganti della zona di Dieppe, nel dipartimento francese della Senna marittima, infatti l'origine del sidro risale alla preparazione denominata sagarnoa o sagardoa (in basco letteralmente vino di mela) fabbricato appunto dai marinai dei Paesi Baschi.

Abbiamo comprato un kit di quelli per la birra, una sorta di barattolone in plastica con rubinetto, gorgogliatore, termometro da enologia, lievito e altri oggetti utili alla bisogna e dopo aver comprato 11 litri di succo di mela (si trova facilmente in tutti i discount, buon prezzo e ottima qualità) e qualche mela fresca siamo partiti con la preparazione! Per la ricetta abbiamo usato quella che su la rete è nota come la migliore, quella Bertinotti, semplice, rapida e con un'ottima resa. Quà sotto una piccola sintesi attraverso qualche scatto:

Disinfettare tutta l'attrezzatura prima con la candeggina diluita in acqua e poi con il bisolfito

Lasciare asciugare e intanto preparare gli ingredienti
Frullare qualche mela e riscaldare una parte del succo per facilitare il processo di fermentazione
Attivare il lievito in poca acqua a 20°
Versare il succo scaldato e la polpa frullata delle mele nel contenitore
Aggiungere il lievito e rimestare energicamente
Annotare la temperatura iniziale (che non dovrà mai scendere sotto i 18°)

Annotare il primo valore con il densimetro
Dopo appena qualche giorno il sidro ha iniziato a schiumare e la sua temperatura è costante tra i 18 e i 20 gradi, questo significa che il processo di fermentazione è in atto! Ci vorranno circa 3 settimane perchè la prima fase del processo abbia termine, dopo di che ci sarà la fase di imbottigliamento. In settimana controlleremo nuovamente la densità del composto. Speriamo di poter brindare presto con un buon sidro fatto in casa, intanto proveremo a preparare un'altra bevanda storica: l'idromele :)

11 novembre 2010

L'herbaria o herbana

Prima di spiegarvi a cosa mi serviranno le erbe che ho piantato, voglio darvi qualche informazione sul personaggio che ha ispirato tutta la mia ricerca:


La raccolta della salvia, Tacuinum Sanitatis


L'HERARIA O HERBANA

Le erbe sono state una delle forme principali di medicina sin dalla notte dei tempi e le donne sono state probabilmente tra i primi medici della storia: dedite alla raccolta prima e alla cura dei campi e degli orti poi, hanno sempre osservato lo scorrere delle stagioni, i cicli delle piante e della luna e il comportamento animale traendo insegnamento su quali piante fossero buone e quali no nel debellare determinati sintomi. Nell'alto medioevo a causa delle invasioni barbariche e della visione sempre più religiosa della malattia, le conoscenze sino ad allora conseguite nell'ambito della cura vengono dimenticate con il conseguente ritorno a cure più primitive ed un certo numero di donne, sopratutto nei piccolo centri di campagna dove non erano presenti ospedali, università o farmacie, riprese a praticare un sapere speciale, quello delle piante, un sapere se vogliamo medico ma fortemente imbevuto di magia e religione che conferiva loro lo stesso alone di mistero e sacralità di cui solo i maghi, i sacerdoti e i monaci erano dotati.
Il sapere di queste donne, note con il nome di herbarie o herbane era legato specificatamente alla cura dei mali femminili ignoti e ignorati dagli uomini e alla cura delle persone dall'atto del concepimento all'ultimo addio. Levatrici ed erboriste, le donne del mondo rurale erano spesso le prime a fare gli esperimenti terapeutici con le piante, prendendone in considerazione non solo il valore simbolico ma anche i principi attivi medicinali a mescolare conoscenza e superstizione, sacro e profano. Abbracciavano spesso culti ormai sopiti come quello di Diana la janua coeli, equiparata spesso alla dea madre della preistoria, a Iside e alla luna con i suoi cicli e la sua capacità di influenzare le maree e i raccolti, dea della salute, delle donne e della vita spesso fondendo questi culti a quello cristiano della Madonna, praticavano riti di fertilità, amministravano il battesimo e spesso impartivano “la dolce morte” ai moribondi (ricordiamo la lunga tradizione sarda della femmina accabadora).
Il loro operato ben tollerato per tutto l'alto medioevo, trovò da parte degli alti prelati della Chiesa una reazione di forte scetticismo dinnanzi alle prime accuse di stregoneria e blasfemia relegando tali pratiche soprannaturali quli il volo, la metamorfosi o gli incontri con il diavolo a mere allucinazioni da punire con la penitenza:Ma volesse il cielo che soltanto loro fossero perite nella loro falsa credenza e non avessero trascinato parecchi altri nella perdizione dell’anima. Moltissimi, infatti, si sono lasciati illudere da questi inganni e credono che tutto ciò sia vero, e in tal modo si allontanano dalla vera fede e cadono nell’errore dei pagani, credendo che vi siano altri dèi o divinità oltre all’unico Dio. Perciò, nelle chiese a loro assegnate, i preti devono predicare con grande diligenza al popolo di dio affinché si sappia che queste cose sono completamente false e che tali fantasie sono evocate nella mente dei fedeli non dallo spirito divino ma dallo spirito malvagio. Infatti, quando Satana, trasformandosi in angelo della luce prende possesso della mente di ognuna di queste donnicciole e le sottomette a sé a causa della loro infedeltà ed incredulità, subito egli assume sembianze di diverse persone e durante le ore del sonno inganna la mente di chi tiene prigioniera, alternando visioni liete a visioni tristi; e benché la donna sperimenti tutto ciò solo nello spirito, ella crede che avvenga non nella mente ma nel corpo.” (dal Canone Episcopi).
Differente reazione incontrò la questione delle streghe-ostetriche allorchè le prime grandi eresie (catari e valdesi) iniziarono a minacciare la stabilità del potere e della dottrina cristiana.
Nel 1260 viene pubblicata ad opera di Papa Alessandro IV una bolla in cui si inizia a distinguere tra sortilegi semplici e sortilegi misti di eresia, tra magia bianca e magia nera e nel 1326 Papa Giovanni XXII con la sua bolla Super Illius Specula associa specificatamente la stregoneria all'eresia, dando così il via alla caccia alle streghe che conoscerà i suoi tempi più bui intorno al 1486, data in cui venne pubblicato il Malleus Maleficarum ad opera degli inquisitori domenicani Heinrich Kramer e Jakob Sprenger, precisa trasposizione della bolla papale di Innocenzo VIII Summis Desiderantes Affectibus, ad oggi è considerato il più importante manuale inquisitoriale della caccia alle streghe.

Le medicine adoperate da queste donne erano realizzate principalmente attraverso le seguenti preparazioni:

INFUSI
L’infusione di piante si usava e si usa tuttora solo per quelle aromatiche, in cui è necessario conservare l’essenza medicinale che è la parte attiva e che si perderebbe col forte bollire. Quindi per la preparazione di un infuso si procederà versando il quantitativo d’acqua bollente, in un altro recipiente contenente le erbe che andranno coperte e lasciate riposare per tempi più o meno lunghi.

DECOTTI
A differenza dell’infuso, il decotto si ottiene ponendo nell’acqua fresca le erbe, facendole poi bollire per il tempo indicato.

MACERAZIONI
La macerazione si prepara a freddo immergendo in un recipiente contenente acqua fresca, o vino, o aceto, od olio le piante prescelte lasciandole per il tempo indicato.

TINTURE
Introdurre in un recipiente le erbe o radici ridotte in frantumi. Riempire il recipiente d’acquavite e chiudere ermeticamente per il tempo necessario.

BAGNOMARIA
Riscaldare il liquido mettendo il recipiente contenente il liquido da riscaldare dentro un altro recipiente pieno d’acqua e messo sul fuoco a bollire.

FARINE e POLVERI
Queste possono ottenersi o da semi di certe piante, o da alcune loro parti. Ma in ogni caso sia gli uni sia le altre debbono essere dapprima essiccati al forno o al sole. Quindi si polverizzano pestandole in un mortaio.

CATAPLASMI o IMPIASTRI
Possono farsi caldi come quelli di semi di lino cotto, oppure freddi con foglie di piante pestate in un mortaio, in modo che il succo del vegetale non abbia a perdersi od anche adoperando foglie cotte nel liquido che sarà indicato nel ricettario.

IMPACCHI
Anche questi possono essere caldi o freddi. L’impacco consiste in un panno più volte ripiegato che s’immerge nel decotto o infuso, od anche nel succo della pianta che si vuole adoperare e, dopo averlo leggermente spremuto, si applica sulla parte malata. Nel caso che l’impacco sia caldo conviene tenerlo fisso con una fasciatura per mantenergli più a lungo possibile la dovuta temperatura.

SUFFUMIGI
Essi consistono nella produzione di vapori facendo bruciare delle parti vegetali su lastre arroventate, oppure gettando nell’acqua calda alcune gocce di olii essenziali, in modo che detti vapori avvolgono le parti malate, o sono aspirati dal naso o dalla bocca. Si può anche introdurre i suddetti vapori nel letto di un infermo per promuovere il sudore.

LAVATURE, CLISTERI, IRRIGAZIONI INTERNE
Si fanno, secondo l’organo ammalato, con gli enteroclismi.

SCIROPPI
La preparazione dello sciroppo si ottiene sciogliendo in una parte d’acqua, due parti di zucchero, filtrare poi con un panno.

La raccolta delle rose, Tacuinum Sanitatis

Tra le erbe e le piante medicamentose che è possibile conoscere attraverso la nostra esposizione dedicata al personaggio del herbaria vi sono:

  • Aconit (Aconitum napellus)
  • Aglio (Allium sativum)
  • Aloe Vera (Aloe Barbadensis Miller)
  • Alloro (Laurus nobilis)
  • Aneto (Anethum graveolens)
  • Anice verde (Pimpinella anisum)
  • Assenzio (Artemisia absinthium)
  • Artemisia (Artemisia vulgaris)
  • Basilico (Ocimum basilicum)
  • Belladonna (Atropa Belladonna)
  • Borragine (Borago officinalis)
  • Canna (Arundo donax)
  • Cicoria (Cichorium intybus)
  • Cipolla (Allium cepa)
  • Cicuta (Conium maculatum)
  • Coriandolo (Coriandrum sativum)
  • Elicriso (Helichrysum italicum)
  • Felce (Dryopteris filix-mas)
  • Finocchio (Foeniculum vulgare)
  • Gelsomino (Jasminum polyanthum)
  • Ginepro (Juniperus)
  • Grano (Triticum aestivum)
  • Lavanda (Lavandula officinalis)
  • Limone (Citrus x Limon)
  • Mandragora (Mandragora officinarum)
  • Melograno (Punica granatum)
  • Menta (Mentha piperita)
  • Mirto (Myrtus vommunis)
  • Noce moscata (Myristica fragrans)
  • Olivo (Oleo Europea)
  • Origano (Origanum vulgare)
  • Papavero Soporifero (Papaver somniferum)
  • Pino (Pinus)
  • Prezzemolo (Petroselinum crispum)
  • Rosa canina (Rosa canina)
  • Rosmarino (Rosmarinus officinalis)
  • Salvia (Salvia officinalis)
  • Lino (Linum usitatissimum)
  • Timo (Thymus)
  • Vite (Vitis vinifera)

La raccolta della mandragora, Tacuinum Sanitatis

3 novembre 2010

Fam....Herbaria

Avevo optato per ben altro argomento, ma per calmare la rabbia e sbollire un pò ho deciso di scrivere d'altro e così vi ammorberò con la mia ultima passione, ossia l'herbaria.

Isatis tintoria o guado


Circa un mese fa ho acquistato su ebay alcuni semi di quelle che comunemente nei libri troverete raggruppate sotto la voce "erbe delle streghe" (piante per lo più velenose e dagli effetti psicotropi molto usate nel medioevo dalle streghe). Per essere precisi il mio prodigioso acquisto comprendeva: 7 semi di mandragora, 200 semi di papavero soporifero, una ventina di semi di aconito, una quarantina di semi ci cicuta, una cinquantina di semi di belladonna e per finire qualche seme di isatis tinctoria (o guado), una pianta assolutamente inoffensiva quanto preziosa...almeno nel medioevo ;P
La mia completa ignoranza in merito al giardinaggio e la completa assenza di un qualsiasi cosa che potrebbe essere definita "pollice verde" mi hanno spinto a fare ricerche (e a chiedere una cospicua assistenza al Pater) e a cercare di capire come e quando piantare questi semi.

Papaver soporiferum


Molti di loro necessitano di un processo a me prima ignoto noto con il nome di "stratificazione" che troverete descritto in almeno 10 modi diversi...così incrociando le dita sono partita (appena pochi giorni dopo l'arrivo di quelle che ora per comodità continuerò a definire le mie bambine) con la sperimentazione: ho recuperato dei vasi di medie dimensioni, lunghi e stretti, ho comprato qualche kg di terriccio universale, ho praticato la stratificazione (per alcune ho dovuto aspettare oltre le due settimane, una vera agonia ^^'') e infine ho piantato con molta cura i semi nella speranza di vedere presto qualche tenero germoglio fare capolino dalla terra umida.

Sono passati oltre 30 giorni da quando ho seminato (che bella parola non credete?! :D) l'ultimo pool di semi, credo di essere salita in terrazza praticamente tutti i giorni a scrutare ogni millimetro dei vasi, da tutte le angolazioni e finalmente qualcosa ha iniziato a spuntare nel vaso della bella donna circa due settimane fà!!! Emozione, gaudio, gioia e tripudio.....ERANO DELLE ERBACCEEEEEE!!! giorni a rimirarle per poi scoprire lo stesso esatto germoglio in un altro vaso...del comune trifoglio (o quadrifoglio?!?).

Atropo Belladonna


Sull'orlo della disperazione torno su qualche giorno dopo per scoprire una distesa di magnifici germogli di papavero...quasi quasi mi scendevano le lacrime! E da quel momento ad eccezione della isatis e della belladonna (cattive bambine, cattive >__<) sono spuntati anche l'aconito, la cicuta e udite, udite la mandragora!!!! Sono solo dei teneri germogli, sicchè potrei aver preso nuovamente un granchio...ma almeno in questo voglio provare a sperare ^_____^

Aconito


Presto le immagini delle mie piccole e qualche nota interessante sul perché diamine ho deciso di piantare queste diavolerie stregonerie invece dei soliti gerani!!!

Mandragora